Il termine sobrio deriva dal latino ebrius (ebbro) con il prefisso “se” che indica separazione e quindi propriamente “non ebbro”. Lo si dice ad esempio di una persona moderata, parca nel mangiare e nel bere alcolici e in generale nel soddisfacimento degli appetiti e delle esigenze naturali ovvero una persona che si contiene entro i limiti della necessità e della sufficienza.
Sobri si nasce o si diventa? Certo oggi per chi è sobrio di suo, risulta difficile ma non impossibile resistere alle tentazioni di possedere oltre il necessario; per chi ha come meta la sobrietà come stile di vita, è necessario costruire con pazienza e perseveranza un percorso a tappe con obiettivi specifici che bisogna far propri.
Innumerevoli sono gli obiettivi, vorrei focalizzarne alcuni:
- Essere motivati nelle azioni della giornata e non viverle come costrizione o imposizione;
- Focalizzare le piccole cose che possono far bene al proprio corpo e alla propria mente;
- Non prendersi troppo sul serio e imparare ad essere ironici per sdrammatizzare le situazioni difficili e stressanti;
- Non sobbarcarsi di cose da fare che provocano stress in un contesto già difficile;
- Sentirsi dentro il mondo per conoscerlo e coglierne gli aspetti positivi e negativi per poter interagire come essere pensante e non perché cosi fanno tutti;
- Ammettere i propri limiti con umiltà e sincerità e delegare a chi ha più propensione e capacità nell’affrontare una data situazione.
Questa riflessione sulla sobrietà nasce dalla lettura di un testo di Seneca (Lettere a Lucillio,I d.C.)dove si legge che “abituarsi al poco è necessario. […] Nessuno può avere tutto quello che vuole, ma può non volere quello che non ha e godere delle gioie che gli si offrono. Gran parte della libertà consiste in un ventre moderato e capace di sopportare gli stenti. Non si può immaginare quanto piacere mi dia il sentire che la stanchezza se ne va da sé; unico rimedio è il tempo : il riposo elimina le conseguenze della fatica”.
Questa forma mentis della sobrietà va applicata e testata nel quotidiano e nelle azioni di tutti giorni.
Scegliamo tre ambiti di applicazione:
- La nutrizione
- L’attività fisica
- La conoscenza
Nella nutrizione lo scopo principale è quello di imparare il metodo dell’educazione alimentare per non sentirsi sempre a dieta; mangiare è un bisogno che dobbiamo gestire con le informazioni giuste e sempre con gioia e senza ansia, perché non dimentichiamo che il cibo è una delle bellezze della vita e un piacere per la persona e per il gruppo. Mangiare poco è uno dei fattori che maggiormente contribuiscono alla longevità.
Nell’attività fisica lo scopo è quello di imparare a sentire i segnali che il proprio corpo ti trasmette quando
la vita troppo comoda e sedentaria si appropria dell’apparato locomotore del tuo organismo rendendolo inattivo e quindi precocemente invecchiato.
La conoscenza è la pietra angolare su cui costruire il proprio castello fatto di anfratti, finestre piccole e finestre grandi, muri di cinta per difendersi dalla mentalità del populismo, un castello che sia un porto sicuro dove poter posare il capo dopo che il poco ci ha reso liberi.
Buon lavoro a tutti coloro che si sentono in gabbia perché schiavi“ delle cose da fare”.